Rosa canina: proprietà, usi e benefici

In 100 grammi di bacche di rosa canina troviamo la stessa quantità di vitamina C che c’è in 1 chilo di limoni. Ma è meglio fare attenzione ai prodotti che si trovano in commercio, controllando l'effettivo contenuto di vitamina C.

02 Marzo 2023  
Rosa canina: un concentrato di salute. Rimedi naturali

Emblema di bellezza e di amore, la rosa è divenuta la regina dei fiori e icona della spiritualità nel mondo occidentale.

Come il Loto per l’Oriente, così in Occidente la rosa ha acquisito una valenza universale. Pare che le sue proprietà curative per la pelle fossero già famose tra gli Egizi, i Sumeri e i Greci. Alcuni affreschi minoici del 1500 a. C. e quelli egizi del 300 a. C. rappresentano alcune specie di rose. Celebre nella mitologia greca, la sua acqua distillata veniva esportata dalla Persia in Cina, India e in Andalusia.

Benché attualmente la parola rosa ci riporti alla mente la tipica forma della rosa rossa, è interessante notare che nell’antichità esisteva la rosa canina, cioè la specie selvatica, piccola e minuta dal colore delicato; solo successivamente, attraverso una serie di incroci e ibridazioni, siamo giunti a quella forma, di colore e bellezza quasi sfrontate, a noi più conosciuta.

È probabile che la forma a petali concentrici abbia evocato nella storia il concetto dell’Uno cosmico, della ruota che con il suo movimento eterno tutto riporta a un centro creatore. Non è un caso che le vetrate delle cattedrali siano chiamate rosoni e che la funzione fosse quella di portare a contemplazione l’anima del fedele. Nel tempo vari movimenti esoterici si sono avvalsi del nome e dell’immagine della rosa e addirittura la troviamo negli emblemi di alcune casate, come «la rosa rossa dei Lancaster» e «la rosa bianca degli York».

L’origine del nome è un po’ controverso; pare che i Romani abbiano ereditato dai Greci il nome rhodon, dall’etimologia incerta, che non sembra chiaro se indicasse il colore o si riferisse all’isola di Rodhos. Mentre il nome della specie, canina, deriva proprio dalla parola cùon che significa cane. Questo piccolo fiore veniva chiamato «rosa del cane» proprio in virtù della sua azione contro la rabbia causata da morsi del cane osservata e descritta da Plinio nella sua Historia Naturalis. Successivamente sia Mattioli nel 1554, che Linneo nel 1753 riprendono questa nomenclatura invariata fino ai giorni nostri.

L’olio di rosa veniva usato nelle problematiche del ciclo mestruale e anche Ippocrate ne menziona l’infuso dei fiori per simili disturbi. Il decotto delle bacche veniva utilizzato come astringente, tonico e regolatore delle contrazioni uterine.

Costituenti principali

Non tutte le farmacopee riconoscono l’efficacia di questa pianta e tra quelle che la prendono in considerazione c’è una differenza sull’uso delle parti della pianta e di conseguenza dei vari principi attivi. Possiamo dire che la caratteristica più conosciuta è l’alto contenuto di vitamina C (acido ascorbico) presente soprattutto nelle bacche (pseudofrutti); più esattamente in 100 g di queste troviamo la stessa quantità di vitamina che c’è in un chilo di limoni.

Questo spiega la sua proprietà antiossidante. L’attività della vitamina C all’interno del nostro organismo è fondamentale per molti aspetti.

Le altre due classi di principi attivi presenti nella pianta sono i flavonoidi e i carotenoidi, che conferiscono a questa pianta qualità antinfiammatorie.

Per quanto riguarda i fiori, raramente utilizzati, possiamo dire che contengono una certa quantità di tannini.

Indicazioni

L’assunzione della rosa canina è utile nei casi in cui vi sia carenza di vitamina C. Ad esempio una dieta squilibrata, una vita sotto stress, il fumo e l’assunzione elevata di alcol possono comportare maggiore necessità di vitamina C.

Le indicazioni classiche riguardano le affezioni delle vie respiratorie alte, rinofaringiti, tracheobronchiti, tonsilliti e otiti. 

Cosa si trova in commercio

La rosa canina è un’altra di quelle piante che vengono messe spessissimo nelle composizioni tipiche contro raffreddore e influenza: ad esempio insieme all’echinacea o al ribes. C’è però una considerazione importante da fare. Nello stesso istante in cui vengono raccolte le bacche, la quantità di vitamina C comincia a calare. Con l’essiccazione o con il calore di un infuso, ad esempio, cala ancora di più.

In percentuale possiamo parlare di una perdita del principio attivo che va dal 40 al 90% a seconda della lavorazione della pianta. 

In vendita sono disponibili soprattutto concentrati di sola vitamina C estratta dalla rosa canina ed estrazioni in tintura madre e macerato glicerinato.

Controindicazioni

È da tener presente che dosi elevate di vitamina C possono provocare diarrea e acidificare eccessivamente le urine.

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Ha al suo attivo numerose pubblicazioni riguardanti l’alimentazione naturale, la medicina olistica e la filosofia della medicina.

Con Terra Nuova ha pubblicato Alimentazione e menopausa  (2009), Osteoporosi senza medicine  (2010), Prostata: cure naturali e alimentazione  (2011), Prevenire e curare il cancro con l’alimentazione e le terapie naturali  (2012), Ipertensione, prevenire e curare con il cibo (2013), Vitamina D  (2017) e Aloe  (2019).

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di Terra Nuova


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