Francesco Borromini: opere, caratteristiche e stile dello scultore e architetto del Barocco

Biografia e opere di Francesco Borromini, architetto e scultore del Barocco romano. Formazione, le opere più importanti e la rivalità con il collega Gian Lorenzo Bernini.
Francesco Borromini: opere, caratteristiche e stile dello scultore e architetto del Barocco
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1Una formazione come artigiano

Palazzo Barberini a Roma, progettato da: Gian Lorenzo Bernini, Carlo Maderno e Francesco Borromini
Fonte: ansa

Nasce a Bissone, sul lago di Lugano, da Giovanni Domenico Castelli, detto “Bormino”, dal cognome del suo patrigno e probabilmente anch’egli architetto o capomastro, e Anastasia Garvo (o Garovo), anche lei appartenente a una famiglia di tradizione artigiana.

Durante l’adolescenza si trasferisce a Milano per fare pratica come scalpellino e vi rimane probabilmente fino al 1619, lavorando a stretto contatto con le maestranze che allora lavoravano alla fabbrica del duomo.

Arriva a Roma nel 1619 per raggiungere suo zio materno, che in questo periodo lavora nel cantiere di San Pietro e gli procura un incarico come intagliatore e scalpellino. Lo zio muore precipitando da un’impalcatura e il giovane passa sotto la protezione di un altro parente, anche se più alla lontana, Carlo Maderno.

2Borromini sotto la supervisione di Maderno

Maderno lo coinvolge in diversi progetti, trasmettendogli il metodo rigoroso e la cura per i particolari. I due collaborano nella fabbrica della basilica di San Pietro, a palazzo Barberini e nelle chiese di Sant'Andrea in Valle e Sant'Agnese in Agone.

Sotto la supervisione dello zio, Francesco crea:

  • in San Pietro, i volti dei cherubini sopra l’altare con San Leone Magno e Attila, alcune decorazione per la porta santa e per la base della Pietà di Michelangelo;
  • a palazzo Barberini, la scala a chiocciola, le porte del salone e alcune finestre;
  • nella chiesa di San Paolo fuori le Mura, la cappella del Sacramento.
Autoritratto di Gian Lorenzo Bernini
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Muore Carlo Maderno e Bernini subentra nella direzione sia di San Pietro che di palazzo Barberini, ma mantiene la collaborazione con Borromini, che viene coinvolto anche nella realizzazione del baldacchino bronzeo per l’altare della confessione di San Pietro dal 1624 al 1633. Sembra che i caratteri dei due fossero molto distanti e che il più affermato Bernini, intuendo il potenziale del collega meno famoso, cerchi di allontanarlo.

Nel cantiere di palazzo Barberini viene coinvolto un terzo progettista, Pietro da Cortona, che abbandona in parte il progetto originale del Maderno; questo fatto, oltre alle incompatibilità caratteriali e lavorative sempre più forti con da Cortona ma soprattutto con Bernini, convincono Borromini a lasciare nel 1631.

3Una chiesa minuscola

Interno della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma di Borromini
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Su proposta del Bernini, nel 1632 riceve l’incarico di architetto ufficiale dell’archiginnasio, ruolo che gli permette di contare su delle entrate certe e di mantenere una certa indipendenza anche nella scelta dei lavori da eseguire.

Tra il 1634 e il 1641 esegue per la prima volta un progetto autonomo per conto dei trinitari, ovvero San Carlo alle Quattro Fontane.

Lo spazio disponibile è molto ridotto ma Borromini riesce comunque a inserirvi la chiesa, il convento e il chiostro, giocando sulla forma della chiesa stessa. Basa la struttura su una pianta ellittica sulla quale affacciano quattro nicchie, creando un effetto di vuoto/pieno accentuato dalle pareti ondulate decorati con colonne e donando grande dinamismo a un ambiente relativamente molto piccolo.

I committenti, lodati da ogni dove per l'originalità dell’opera, creata con pochi mezzi e risorse economiche, testimoniano della totale dedizione dell’architetto al lavoro, scrivendo come il Borromini ci abbia lavorato di persona intagliando e scolpendo per essere sicuro del risultato.

Grazie a San Carlino si fa un nome presso gli ordini religiosi e le confraternite, ma soprattutto si guadagna grande popolarità come progettista.

3.1Lo stile di Borromini

Lo stile di Francesco Borromini aveva delle evidenti caratteristiche. L’architetto era solito impiegare:

  • materiali poveri come mattoni;
  • intonaco bianco;
  • la decorazione a stucco;

Grazie a questi materiali si apprezzava di più la bravura dell’artista.
Nelle sue realizzazioni, inoltre, Borromini si mostrò assai sensibile al ritmo plastico delle pareti ondulate, movimentate da una successione ritmica di linee concave e convesse, giocando con le rientranze e le sporgenze. Borromini ricercava costantemente la massima contrazione spaziale, evitando i volumi, esasperando il valore delle linee, introducendo motivi ornamentali inediti e ponendo particolare attenzione nei dettagli dell'apparato decorativo. Tra le altre peculiarità delle opere borrominiane si nota l'audacia dei suoi espedienti costruttivi e l'adozione di piante assolutamente innovative ottenute mediante l'intreccio di più unità geometriche.

4Un incarico dopo l’altro

Facciata dell'Oratorio dei Filippini di Francesco Borromini. Roma, XVII secolo
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Nel 1637 a Borromini viene affidato il nuovo oratorio dei filippini, con la precisa richiesta di un’opera in linea con la concezione religiosa dell'ordine.

L’architetto realizza un edificio dalle linee severe con materiali semplici ma dall’aspetto imponente, la cui monumentalità è data dalla scelta dell’ordine gigante, con delle paraste che da terra arrivano alla volta.

L’apice del virtuosismo spaziale di Borromini viene raggiunto con la colonnata del palazzo Spada, una galleria lunga appena 9 metri ma che vista dal cortile interno appare lunghissima: realizzata tra il 1632 e il 1637 è un esempio di virtuosismo prospettico, merito della progressiva riduzione dell’altezza e della distanza tra le colonne.

Colonnata di Palazzo Spada a Roma realizzata da Francesco Borromini
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Nel 1638-39 nella chiesa di Santa Lucia in Selci decora la cappella della Trinità e cura i lavori generali di decorazione, poi a Napoli si occupa dell’altare per la cappella dell’Annunziata nella chiesa dei SS. Apostoli e dell’abside e un ciborio nella chiesa di Santa Maria a Cappella Nuova.

Dal 1643 al 1662 si dedica alla costruzione della chiesa interna al cortile del palazzo della Sapienza. Per Sant’Ivo sceglie una pianta a stella esagonale ripresa anche nella forma della cupola, pone in risalto il tamburo ed espande la lanterna della cupola decorandola con una cuspide a spirale.

5La rivalità con Bernini

Inizia la lavorazione di Santa Maria dei Sette dolori nel 1643 ma abbandona il progetto nel 1646, lasciando di sè solo la tipologia dell’atrio che richiama il loggiato di Villa Adriana a Tivoli.

Nel 1643-44 prepara i disegni per il palazzo del cardinale Ulderico Carpegna, ma dei progetti iniziali vengono realizzate solo la rampa elicoidale e il portale a giorno.

Le sue sperimentazioni prospettiche diventano sempre più inquietanti per il gusto dell’epoca, e il suo carattere scostante non gioca a favore della sua arte: diffidente, soggetto a scatti d'ira anche molto violenti, intransigente sul lavoro con committenti e dipendenti.

Nel 1645 esplode ufficialmente il conflitto professionale con Bernini che decide di far radere al suolo una delle due torri che Maderno avevo progettato per la facciata di San Pietro, Borromini lo accusa di incompetenza.

6Sotto la protezione della famiglia Pamphilj

Navata interna della Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma
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Innocenzo X gli affida nel 1646 quello che sarà il suo incarico più prestigioso: il rinnovamento interno di San Giovanni in Laterano, con precise direttive di obbligo conservativo e da concludere entro l'anno santo del 1650.

La facciata però non viene eseguita e la permanenza del soffitto a cassettoni smorza l’effetto donato dalle modifiche dell’architetto, il cui intervento si vede solo nelle navate laterali.

Nel 1653 gli viene affidata la chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona, che era stata iniziata da Girolamo e Carlo Rainaldi, ma anche qui è costretto a proseguire nella progettazione basandosi sulle premesse dei due predecessori.

Per collegare in maniera armoniosa la chiesa con la piazza, trasforma la preesistente struttura a croce greca in un ottagono e decora la facciatacurvandola” sul modello di San Pietro e sormontandola con una cupola.

7Gli ultimi lavori

Facciata del Palazzo di Propaganda Fide realizzata da Borromini
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A partire dal 1646 interviene sul palazzo di Propaganda Fide, dopo aver avuto la nomina di architetto della Sacra Congregazione e poi, su commissione della famiglia Del Bufalo, inizia a lavorare a Sant’Andrea delle Fratte, ma l’opera rimane incompiuta con la cupola interrotta all’altezza del cornicione.

È l’inizio di un periodo molto difficile per l’artista, da sempre alla ricerca della perfezione nel proprio lavoro, ma offuscato in questi anni dal rinnovato e crescente successo di Bernini, molto più a suo agio di lui con i potenti.

Continua a lavorare grazie alla protezione dei suoi vecchi amici, gli Spada e i Pamphilj:

  • nel 1660 crea la cappella Spada dall’interno di San Girolamo della Carità;
  • dopo il 1660 progetta la copertura di San Giovanni in Oleo con una calotta troncoconica;
  • per il borgo di San Martino al Cimino progetta la porta Romana (1646-1652).

Malato e probabilmente depresso, inizia a vivere chiuso in casa, in preda a malattie inesistenti e allucinazioni. Viene tenuto lontano dal lavoro per obbligarlo a riposarsi, ma in uno scatto d’ira rivolto a un suo servo, che cercava di non farlo affaticare, si trafigge accidentalmente con una spada.

Fa bruciare tutti i disegni in suo possesso e fa testamento, chiedendo di essere sepolto in maniera anonima nella tomba del suo maestro, Carlo Maderno.