In evidenza
Edizioni
Sezioni
Sport
Marittimi
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Centro islamico di viale Jenner:a Milano si dibatte

3 minuti di lettura

Hanno paura che proprio vicino alle loro case «sorga il nuovo centro musulmano» e per questo alcuni dei cittadini che abitano vicino al Velodromo Vigorelli di Milano, dove dalla prossima settimana si ritroveranno per la consueta preghiera del venerdì migliaia di musulmani del discusso centro islamico di viale Jenner, si stanno già organizzando con una raccolta di firme e qualcuno addirittura si dice pronto «a venire a manifestare con tanto di maiali al seguito per impedirgli di pregare».

Non se l’aspettavano, coloro che - soprattutto anziani e famiglie benestanti - abitano nel quartiere Fiera, zona nord-ovest della metropoli, che nell’attesa di trovare una soluzione definitiva per il trasferimento della moschea milanese venisse indicato come luogo temporaneo di preghiera proprio lo storico velodromo, costruito nel 1935. Anche se già nel 2006 l’impianto sportivo aveva ospitato una preghiera del ramadan.

Per protestare contro la decisione il consigliere di Zona 8, Generoso Melorio (La Destra), ha portato la sua mozione «contro la moschea al Velodromo», che è stata firmata da una ventina di cittadini, in un bar che si trova proprio davanti al Vigorelli. E se c’è qualcuno che come Mario, che ha un’edicola proprio a due passi dal Velodromo, non ci vede «alcun problema, perché pregheranno al chiuso e non in strada come in viale Jenner», la maggior parte dei residenti è preoccupata che «quella che c’è stata presentata come una soluzione temporanea diventi ben presto una sistemazione definitiva, come spesso accade a Milano e in Italia». La pensa così anche Emilia Dragonetti, responsabile del coordinamento Comitati dei cittadini milanesi: «lo stesso è accaduto in viale Jenner. Si è parlato di trasferimento per anni, ma poi il centro culturale è sempre rimasto là». Per Luisa Rigobon del Comitato Fiera «non si può spostare la moschea da un luogo all’altro e aspettare ogni volta le proteste dei cittadini, che arriveranno anche adesso, assieme ai problemi di traffico e ai disordini che porterà la preghiera del venerdì».

Gianfranco, che vive vicino al Velodromo da quando era bambino, riconosce che «c’è molta preoccupazione tra la gente, ma è anche il momento di andare incontro alle esigenze della comunità musulmana e di aiutarli». Molti come lui pensano che vada garantita una soluzione certa «perché qua c’è in gioco anche la libertà di culto», mentre altri, come Domenico, di integrazione proprio non vogliono sentir parlare: «è una continua invasione dei nostri spazi da parte dei musulmani e noi non li faremo avvicinare anche a costo di mettere una fila di macchine per impedirgli di entrare». Giorgio, invece, ciclista amatoriale, ha paura che «le migliaia di persone rovineranno la pista che è già in pessime condizioni».

La pista, in realtà, è in disuso da molto tempo e ora il Vigorelli, che in passato è stato teatro di storiche gare e ha ospitato anche l’unico concerto italiano dei Beatles, è sede più che altro di eventi sportivi di beneficenza, oltre ad essere lo stadio di una squadra di football americano. «I musulmani - spiega Franco Laharpe, responsabile dell’impianto - potranno occupare i 7.800 posti delle gradinate e il prato sintetico del campo. Quando sono venuti nel 2006 non ci sono stati problemi particolari, ne è stato rovinato alcunché».

Intanto anche Carla De Albertis, ex assessore comunale e ora responsabile del movimento La vera Destra del Nord, ha lanciato una raccolta di firme per denunciare il trasferimento della preghiera al Vigorelli, «una decisione assurda e irrispettosa dei milanesi».

Noi siamo sempre stati criminalizzati negli anni, ma rispettiamo gli accordi presi con il prefetto, gli altri non so»: lo ha affermato Abdel Hamid Shaari, direttore del Centro islamico di viale Jenner a Milano, dove i fedeli musulmani pregheranno oggi alle 13.30 per l’ultima volta, prima del trasferimento della preghiera congregazionale del venerdì al velodromo “Vigorelli”, soluzione temporanea presa dopo un incontro in Prefettura nei giorni scorsi per mettere fine ai disagi alla viabilità causati dalle migliaia di persone che durante la funzione, non trovando posto nel Centro, occupano i marciapiedi. Shaari ha commentato anche le tensioni nate all’interno della maggioranza in Consiglio comunale per la decisione di trasferire la preghiera al “Vigorelli”: «noi - ha spiegato - siamo sempre stati criminalizzati e ora ognuno vuol far vedere che è il padre della vittoria, della liberazione di Milano, come l’hanno chiamata».

Per adesso però, ha proseguito Shaari, «noi andremo al Vigorelli, una soluzione dignitosa perché ci porta finalmente in un luogo chiuso e non ci costringe a pregare in strada». Il direttore ha anche detto di capire le proteste di coloro che abitano vicino al velodromo: «visto come tutti ci dipingono, li comprendo». Ora il passo da fare per Shaari è «trovare una soluzione definitiva per la moschea, noi siamo disposti a pagare un affitto e ad andare anche in periferia, basta che sia un luogo capiente e servito da mezzi pubblici». Intanto fuori dal Centro islamico, sorto nell’89 negli spazi di un’ex garage, alcuni fedeli stanno distribuendo volantini con la mappa per raggiungere il velodromo «Vigorelli».

La sede della Moschea milanese in Viale Jenner

I commenti dei lettori