8 agosto 2018 - 07:53

Moschea, viale Jenner diviso: «Pazienza al limite». «No, c’è di peggio altrove»

Il dibattito nel quartiere dopo le risse per l’imam licenziato Il centrodestra chiama Salvini. Gli investigatori: più intelligence. La faida interna: Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi è stato rimosso dal direttivo del centro islamico

di Luca Rinaldi

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Da una parte l’insofferenza di chi vede nella moschea di viale Jenner una continua e crescente preoccupazione, dall’altra chi invece nota come rispetto ad altre situazioni in giro per la città qui «almeno si è mantenuto l’ordine pubblico». Anche la sorpresa delle due risse nel giro di cinque ore avvenute domenica davanti al centro è vissuta in modo differente. Bastano due passi a destra o a sinistra del cancello che ospita la moschea e le sensazioni cambiano. Percezioni e prospettive differenti, certo, ma l’episodio dello scorso fine settimana non ha lasciato indifferente chi vive il quartiere. «Era solo questione di tempo. Qualcosa doveva succedere prima o poi», racconta chiedendo di restare anonimo un residente di una palazzina adiacente la moschea.

Già venerdì i toni si erano alzati, a qualche giorno dalla lettera con cui il direttivo del centro culturale islamico aveva licenziato l’imam Elnaodi Abdelghani Im Elbeltagi accusandolo di aver aizzato i fedeli contro il direttivo. Tanto che lo stesso vertice del centro avrebbe cambiato il lucchetto del cancello di ingresso per impedire a Elbeltagi di entrare liberamente nello stabile e permettere al nuovo imam nominato ad interim, il 53enne Ibrahim Youssef Farag Abdelhamid, di riorganizzare le attività. Nella serata di venerdì dopo la preghiera al Palasharp l’imam ormai licenziato e i suoi seguaci si sarebbero però diretti in viale Jenner forzando la nuova serratura. Episodio che avrebbe scatenato un primo acceso diverbio con i vicini che hanno allertato le forze dell’ordine. «Dopo i fatti di domenica la situazione è rientrata - racconta un altro residente - ma spero sempre che prima o poi questo posto si trasferisca da qualche altra parte. Purtroppo in pochi ci facciamo sentire perché questo accada. Abbiamo avuto rassicurazioni da parte dei vertici del centro che anche alcune situazioni di disturbo sarebbero state risolte - conclude - ma non si sono visti risultati. Sono qui da vent’anni: la situazione non è paragonabile a quella degli anni in cui pregavano in strada, ma la pazienza è arrivata al limite e speriamo che non si degeneri di nuovo nella violenza».

Basta spostarsi di pochi passi per sentire invece tutta un altra musica. «Guardi, noi siamo qui da quasi dieci anni - racconta il dipendente della pompa di benzina di fronte al centro - e vediamo più tensioni fuori dalla sala bingo per qualcuno che si mette in strada alticcio che tra i frequentatori della moschea». Al Vecchia Milano café, all’angolo dello stabile che ospita la moschea il giudizio non cambia: «Per anni ho lavorato a Lambrate - racconta il titolare - e qui pare tutto molto più tranquillo». Situazioni di tensione? «Mai vissute qui e sono sorpreso che una rissa sia tracimata in strada. In tanti tra quelli che frequentano il centro sono clienti, ma mai uno di loro l’ho visto comportarsi sopra le righe. Questo - conclude - è quello che vedo da fuori notando attenzione anche nel mantenimento dell’ordine pubblico, poi quello che accade all’interno non lo so, difficile che qualcuno qui al bancone ne parli».
Ed è proprio quello che accade dentro la moschea, con l’imprevedibilità di quella che è una faida a tutti gli effetti, che in queste ore interessa gli investigatori. Sono loro a domandarsi se non si sia sacrificato in questi anni un prezioso lavoro di intelligence che ha invece lasciato il passo a una più visibile ma superficiale opera di ordine pubblico. Il centrodestra milanese si appella intanto al ministro dell’Interno Matteo Salvini chiedendo la chiusura del centro di viale Jenner. «Stiamo lavorando - ha detto Salvini - per riportare tutti al rispetto delle regole, islamici e non. Non possono esistere scuole islamiche abusive, moschee abusive, palestre per soli islamici».

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