7 agosto 2018 - 07:25

Viale Jenner, la faida nella moschea: i pestaggi e la pista dei soldi «spariti»

Due risse in poche ore per la lotta di potere tra fazioni. L’imam licenziato: «Resto, il capo sono io». I residenti: «Ora si intervenga»

di Andrea Galli

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Un primo scontro alle 16. Un secondo alle 21.50. Sempre nello stesso giorno, domenica, e senza feriti gravi. La faida della moschea di viale Jenner si alimenta di risse con pestaggi, che tracimano in strada, tra le due opposte fazioni, per le proteste dei residenti da anni abbandonati al loro destino. Gli schieramenti nemici sono impegnati nella lotta di potere all’interno dello storico istituto islamico e sono collegati il primo all’imam appena cacciato e l’altro al suo sostituto. La tensione, culminata nei due episodi dell’altroieri, ha come «facciata» le dinamiche di allontanamento dell’imam Elna0di Abdelghani Im Elbeltagi, convinto di aver subìto un torto. In realtà, come risulta a fonti investigative di Questura e Comando provinciale dei carabinieri sentite dal Corriere, dietro l’«espulsione» potrebbero esserci i soldi. Soldi «spariti». La moschea muove moltissimo denaro che, raccolto, percorre canali legali e parallelamente, è sospetto degli inquirenti, canali illegali. L’ex imam avrebbe «distratto» questi fondi, forse non tanto intascandoli quanto modificando il punto di approdo finale, ovvero il destinatario e la destinazione. Per la rabbia di chi gestisce il centro: figure esterne alla stessa moschea, a Milano e all’Italia.

Una «giusta causa» La lettera spedita in data 31 luglio a Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi nella sua abitazione di via Conte Verde, non lontano dalla moschea, è composta di dieci righe di testo. Tanto quanto è bastato ai vertici dell’istituto di comunicare il «licenziamento per giusta causa». La decisione è stata adottata per le seguenti ragioni: «Lei ha continuamente messo in cattiva luce il presidente dell’istituto e ha cercato di diventare il capo della Moschea aizzando i fedeli contro il direttivo». Motivo per il quale «si è interrotto il rapporto fiduciario in essere, in maniera tale da non consentire la prosecuzione del rapporto, neanche in termini provvisori». Il licenziamento «ha effetto immediato» e quindi «la invitiamo a ritirare i suoi effetti personali nel luogo di lavoro». Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi ha preso atto ma fatto di testa sua. Del resto non ha intenzione di abbandonare il posto: «Il capo sono io».

Le (deboli) promesse Domenica sera l’ex imam s’è presentato in moschea e ha tenuto il sermone del fine settimana. Tra i fedeli c’erano musulmani che hanno protestato chiedendogli di andarsene; sono stati zittiti dalla truppa di Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi. Discussioni, insulti; dei fedeli, due più agitati degli altri hanno deciso di risolverla con le mani. Erano le 21.50. Si sono dati appuntamento in strada: duello, calci e pugni prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. In precedenza, alle 16, il copione era stato identico. In quell’occasione, il presidente dell’istituto, Abdel Hamid Youssef Ibrahim Farag, aveva tranquillizzato gli investigatori promettendo, parole sue, di trovare a breve una soluzione e confermando che, al netto degli evidenti problemi, comunque la struttura rimarrà regolarmente aperta tutto il giorno e non soltanto per le cinque preghiere.

Indagini difficili Ora, non è forse il caso di ricordare ogni volta il passato della moschea, che è stata anche una palestra di mujaheddin ma che resta, soprattutto, un luogo di preghiera peraltro ricavato in una struttura anacronistica, piccola, soffocante, offensiva; eppure, tra chi indaga - intendendo quelli al fronte, sull’asfalto, che si sporcano le mani - c’è quasi l’impressione che, alla fin fine, ai propri vertici e ancor più su ai vertici della politica, viale Jenner interessi esclusivamente in chiave di ordine pubblico. Il luogo e i suoi frequentatori non debbono turbare la regolare quotidianità di Milano e non debbono dare la «possibilità» agli abitanti di attaccare il Comune. Di nuovo chi indaga si domanda se la moschea non sia divenuta un pericoloso buco nero dove all’impermeabilità della comunità musulmana, o quantomeno all’accertata sua fatica alla collaborazione, si sia sommato un enorme ritardo nel lavoro di approvvigionamento delle informazioni, per scoprire ad esempio chi davvero comanda. S’è investito e si investe al punto giusto sull’intelligence in viale Jenner? La rarità di quanto sta avvenendo - una vera faida - e le imprevedibili conseguenze consigliano la rapida ricerca di risposte (ed eventualmente contromosse).

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